Comunicato 187 del 15 gennaio 2013

In principio fu Celli.

Introdusse parole come divisionalizzazione, committente, transfer-price che, per fortuna, oggi sono state cancellate dal dizionario Rai, ma che ricordano momenti bui della Nostra Azienda.

Quello che invece non riusciamo proprio a superare è il perverso meccanismo legato ai famigerati costi industriali, ossia la dinamica per la quale vengono “scaricati”, su uno specializzato con dieci anni di anzianità ed un CUD da 30000 euro, i costi di tutto l’apparato burocratico e clientelare che la Rai ha accumulato negli anni, così da far schizzare quei trentamila ad ottantamila e forse più.

I costi della burocrazia interna non possono essere messi a consuntivo degli elementi produttivi, altrimenti sarebbe lecita la “stravagante” idea secondo cui eliminando la produzione si eliminerebbero i costi aziendali.

L’ARE si sforza da anni di segnalare le criticità del sistema Rai, dall’OGAPP al rientro di collaborazione e appalti, fino ad arrivare alle trasmissioni con un numero spropositato di programmisti-registi che però non “possono” svolgere funzioni da registi, ruoli “generosamente” coperti da collaboratori esterni profumatamente pagati.

Per i dirigenti “nostalgici” di certe dinamiche aziendali che non mirano alla valorizzazione e all’ottimizzazione delle risorse interne, consigliamo di visitare, magari come viaggio ARCAL, il palazzo ex-Alitalia nei pressi della Magliana a Roma. In passato è stato il centro direzionale del “baraccone Alitalia” e ora, abbandonato al suo destino, è un monito per tutte quelle gestioni aziendali che fanno parte di un sistema vecchio, fiducioso nell’incrollabilità del sistema.

In Rai in troppi hanno dimenticato la mission di questa azienda: ideare-produrre-trasmettere sia news che programmi.

Tutto il resto è logistica e burocrazia, e la burocrazia, da che mondo è mondo, è improduttiva e, quindi, va razionalizzata, ottimizzata e resa efficiente.

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