Il 27 gennaio 2016 ci è stata recapitata, via posta elettronica, una lettera del Presidente della C.RAI.P.I., il fondo pensione integrativa di noi dipendenti RAI, che ci comunica che, finalmente, è stato creato il Multicomparto e che, entro il 4 marzo, dobbiamo effettuare una scelta su come investire i nostri soldi. Ma che cosa significa? Come ci dobbiamo comportare?

Anche se non sono un esperto in materia, la prima cosa che posso dire è che non c’è un suggerimento che sia valido per tutti, se non quello di fare sempre delle scelte il più possibile “consapevoli” e che per fare ciò, dobbiamo informarci almeno un po’.

Il legislatore, favorendo la costituzione dei Fondi per la pensione integrativa, ha voluto creare uno strumento “finanziario” che supplisca alla progressiva diminuzione delle pensioni INPS utilizzando a tale scopo però, il TFR che, per i nuovi assunti e per i più anziani che abbiano fatto esplicita scelta, viene riversato per intero proprio in questi fondi.

Nel nostro caso, l’Azienda versa sulla posizione degli iscritti al fondo anche un contributo in percentuale dello stipendio, che varia in funzione del fatto che si sia vecchi o nuovi iscritti,  che già invoglia all’adesione alla C.RAI.P.I.

Il denaro che noi e l’Azienda versiamo nel fondo non viene semplicemente “accantonato” in un conto corrente, ma deve essere investito affinché il suo valore aumenti almeno tanto da far fronte all’inflazione (se avessimo messo in cassaforte 100.000 lire nel 1960 ora sarebbero carta straccia). Ed è ciò che fino ad ora è stato fatto, ma in maniera unificata (monocomparto), uguale per tutti.

Fino ad ora, infatti, lo statuto del nostro fondo non prevedeva alcuna scelta riguardante le modalità di investimento che, per nostro conto, la C.RAI.P.I. faceva: il suo comportamento è stato, fino ad ora, fondamentalmente quello di tentare di garantire il capitale versato dai soci o poco più. Ma questa “prudenza” è sicuramente andata a discapito dei più giovani che non hanno visto “fruttare” il loro capitale in maniera paragonabile al mercato.

Nella lettera inviataci si parla della possibilità di scegliere tra comparto “Conservativo” e comparto “Bilanciato“. Si tratta di due “modalità” di investimento di denaro che si differenziano, per semplificare, per una diversa propensione al rischio (nella lettera viene chiamata tolleranza), alla quale corrisponde una differente possibilità di “guadagno” o “perdita”. Più è alto il rischio di “perdita” più è alta la possibilità di “guadagno”. Questo rischio è sostanzialmente proporzionale alla quota azionaria prevista nel comparto (massimo il 5% nel “Conservativo” e tra un minimo del 10% ad un massimo del 30% nel “Bilanciato“).

Partendo da questa considerazione, ed analizzando le specifiche dei due comparti, vediamo che la propensione al rischio del comparto “Conservativo” viene giustamente indicata come “bassa” ed infatti ha come “obiettivo: preservare il valore del capitale” mentre quella del comparto “Bilanciato” viene indicata come “media” ed ha come “obiettivo: realizzare, a fronte di un rischio medio, in un orizzonte temporale medio/lungo, maggiori rendimenti“. Si tratta, quindi, di due profili di investimento non particolarmente aggressivi (e perciò non particolarmente rischiosi), e che non si discostano, soprattutto il primo, in modo sostanziale da quanto abbia fatto la C.RAI.P.I. fino ad ora: i nostri soldi sono stati comunque investiti in prodotti finanziari che hanno reso più o meno in funzione delle oscillazioni dell’economia generale (un paio di anni il rendimento del fondo è stato negativo il che significa che, limitatamente a quel periodo, il nostro capitale si è ridotto). Inconsapevolmente, quindi, abbiamo già in qualche modo “rischiato” il nostro piccolo capitale. La possibilità di scelta ci da perciò l’opportunità di essere “partecipi” di come i nostri soldi devono essere gestiti, obbligando la C.RAI.P.I. a farlo nel modo da noi indicato, anche se limitatamente alle opzioni proposte.

La scelta della C.RAI.P.I. di individuare due “comparti” è stata determinata dalle leggi che regolano i Fondi Pensione Integrativa, che li obbligano ad offrire ai propri soci almeno due possibilità di investimento. Avrebbe potuto fare di più, proponendo anche un comparto a più alto rischio, ma ha deciso di fare il minimo indispensabile richiesto dal legislatore, forse in accordo con i risultati del sondaggio effettuato.

Quindi, come scegliere?

In linea di massima, dato che si parla di investimenti in prodotti finanziari, la prima cosa da considerare è l’orizzonte temporale dell’investimento stesso (in pratica: tra quanto potremo accedere a quei soldi? Tra quanto andremo in pensione?). Maggiore è l’orizzonte temporale, più c’è tempo per recuperare eventuali perdite.

Esempio:

  • Un nuovo assunto di 30 anni di età ha di fronte a sé un orizzonte temporale di 37 anni lavorativi, e quindi di permanenza nel fondo.
  • Un dipendente di 60 anni di età ha di fronte a sé un orizzonte temporale di soli 7 anni o meno (dipende dai contributi versati). 

L’altra considerazione da fare è quale percentuale dei nostri capitali complessivi è depositato nel Fondo Pensione. Maggiore è la percentuale, maggiore sarà l’influenza di una eventuale perdita sul nostro benessere futuro (il pratica: abbiamo soltanto il capitale NEL Fondo Pensione? Abbiamo altre disponibilità economiche?).

Esempio:

  • Per il nuovo assunto di 30 anni di età, che versa il 100% della liquidazione nel fondo, che non ha altri redditi oltre quelli da lavoro dipendente e che non ha investimenti di altro tipo, la percentuale è del 100%.
  • Per un dipendente di 60 anni di età, che non versa il TFR nel fondo pensione, se non avesse altri investimenti o redditi rappresenterebbe “soltanto” circa il 40% a fine carriera.
  • Per un dipendente di 60 anni di età, che non versa il TFR nel fondo pensione, che ha una rendita da una casa in affitto e titoli di stato, la percentuale sarebbe molto bassa.

La combinazione di queste due condizioni soggettive già ci dovrebbe aiutare ad effettuare una scelta più consapevole, scelta che, comunque, non modifica in modo sostanziale quello che è accaduto fino ad ora. Può cambiare il rischio effettivo, ma anche la possibilità di guadagno. Chiunque aderisce ad un Fondo Pensione Integrativa, come è la C.RAI.P.I., partecipa sempre e comunque ad un investimento e, come per tutti gli investimenti, ne deve condividere rischi e benefici:  anche nella lettera infatti viene esplicitamente dichiarato “che per entrambi i comparti non vi è garanzia di rendimento e gli stessi sono caratterizzati da un diverso livello di rischio“.

L’ultima considerazione da fare è che è possibile effettuare una scelta che “distribuisca” il capitale tra i due profili di rischio, così come indicato nella comunicazione, permettendoci di “bilanciare” il rischio secondo le nostre esigenze, variando le percentuali del nostro capitale da investire nei due comparti. Inoltre, qualsiasi scelta si faccia ora, non sarà definitiva. Infatti dal 2017 in poi, si potrà modificare percentualmente in qualsiasi momento permettendoci, ad esempio, di decidere di restare momentaneamente su un profilo a rischio medio, per spostarci successivamente ad un profilo a rischio basso o viceversa.

Al fine di fornire maggiori informazioni possibili per poter meglio scegliere, allego qui sotto un documento che raccoglie in un’unica tabella, aggiornata a dicembre 2014, i risultati di molti fondi “multicomparto”  ordinata per percentuale di componente azionaria.

Come ho detto, non esiste un consiglio valido per tutti, ma essere informati e capire cosa si sta facendo è importantissimo. Spero di essere stato utile.

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